Alla ricerca del GDR perduto

Bentornati e bentrovati a tutti quanti. Immagino che molti di quelli che stanno leggendo siano familiari con lo stereotipo dell’avventura che ha come scopo il ritrovamento di un qualche importante oggetto. In fin dei conti molte campagne ne comprendono almeno una, e come di consuetudine per trovare il bottino bisogna affrontare segrete piene di trappole, maledizioni e chissà quali altri pericoli. Oggi vi parlerò di quei giochi dove questa situazione non è un’eventualità che si presenta in maniera sporadica, ma bensì il focus principale della narrazione; mi sto riferendo a tutti quei titoli ispirati a quel filone di cui Indiana Jones è il più illustre rappresentate.

Proprio questa famosa saga cinematografica fa da ambientazione per i primi giochi creati di questo genere,

Il primo, Adventures of Indiana Jones, della TSR (1984) era decisamente figlio della sua epoca, con una meccanica semplicistica e dinamiche che tendevano più al gioco da tavolo (ricordo una miriade di segnalini di cartone che rappresentavano i personaggi principali del film, ma per esempio non rammento nemmeno la possibilità di creare un proprio personaggio).

Esattamente un decennio dopo, nel ’94, la West End pubblicò il secondo, The World of Indiana Jones, integrandolo nella serie Masterbooks, seguito dopo solo due anni (nel tentativo di rilanciarlo) da Indiana Jones Adventures, che utilizzava invece il suo d6 System (reso all’epoca celebre in Italia dal gdr di Guerre Stellari della Stratelibri).

Nel 2001 uscì Adventures! della White Wolf Games, che impiega lo Storyteller System (più famoso per essere stato usato nei giochi della linea del Mondo di Tenebra) con qualche doverosa modifica, e usa un’ambientazione proprietaria, seppur familiare (il contesto è sempre quello, anni ’30, avventure attorno al globo, ecc). Dovrebbe essere una sorta di prequel di Trinity, altro titolo della stessa casa, ma a tale riguardo non posso fornire maggiori dettagli (non mi si è mai presentata l’occasione di leggerlo). Ulteriori sviluppi ci furono nel 2004, con una versione pensata per il d20, e più recentemente la Onyx Path Publishing, attuale detentrice dei diritti, avrebbe espresso l’intenzione di realizzare una nuova edizione (per lo Storyteller System).

Di poco successivo, ma che è riuscito a resistere meglio alla prova del tempo, non si può non nominare Savage Worlds. Ne ho già ampiamente parlato in passato, la mia prima recensione qualche anno fa parlava di questo (chi volesse approfondire la può trovare qui), e vale la pena tenerlo presente, nonostante sia un sistema “generico”, perché le sue meccaniche sono concepite per simulare proprio quelle situazioni tipiche del pulp dove gli eroi, nonostante tutto, riescono in azioni improbabili (c’è anche da dire che Buck Savage, mascotte del gioco, è praticamente la controfigura dell’archeologo più famoso del cinema).

Il frutto più recente di questo genere è Broken Compass, che proprio in questi giorni sta realizzando una raccolta fondi che è quasi giunta a termine e che, per il momento, ha già raggiunto un traguardo ragguardevole. Degli stessi autori di Household (recensito qui), e distribuito da Raven Distribution, condivide con quest’ultimo le meccaniche, almeno nelle parti fondamentali. L’ambientazione, questa volta moderna, strizza l’occhio a Tomb Rider, Uncharted o The Librarian (il primo film) anche se , grazie all’espansione Golden Age, già prevista, è possibile giocare anche negli anni ’30. Per chi fosse interessato sulla pagina Kickstarter è possibile scaricare gratuitamente la guida introduttiva.

Devo fare una precisazione riguardo questa carrellata di titoli: solo gli ultimi due sono attualmente disponibili (se la raccolta fondi di Broken Compass procede senza intoppi), e sempre e solo questi due sono in italiano.

Con questo si conclude la mia piccola esamina dell’archeologia d’avventura ( quella dove “la x indica il punto dove scavare”, per parafrasare le parole del dottor Jones).

Alla prossima.