Diario di una giocatrice di ruolo imbranata: Il compito di fare da Cicerone

Bentornati tra le pagine del diario di una giocatrice di ruolo imbranata!

Oggi parlerò di un argomento che circoscrivo nella dimensione del gdr live e che mi sta particolarmente a cuore, ossia il trattamento dei nuovi giocatori.


È inevitabile: man mano che passi il tempo dentro a un “sistema”, prima o poi ne diventi un utente mediamente esperto.
Insomma, perdi quell’aura di innocenza e di novità, ti senti più sicuro, conosci determinate meccaniche e sai come muoverti: non sei più un nuovo giocatore.


In un’associazione di gioco di ruolo live, poi, questo concetto è amplificato, perchè, in parole povere, la gente si è abituata alla tua faccia e non sei più uno sconosciuto. Magari anche nel gioco sei riuscito a farti faticosamente largo tra I power player di turno o le cariatidi che non capiscono quando è il momento di far largo alle nuove generazioni: ti sei creato un tuo spazio personale dove muoverti e ti stai, magari, facendo pure una certa nomea.

Ma provate a pensare se, una sera, alla solita sessione di gioco, si presentasse una faccia nuova: cosa fareste?

Ecco, questo argomento è, tutt’oggi, fonte di accese discussioni.

C’è chi accorrerebbe in soccorso e chi se ne laverebbe le mani lasciando tutto in mano agli storyteller o narratori, in parole povere.

Prendendo in esame la seconda opzione, il loro ragionamento è semplice: io sono un giocatore che viene a giocare, non a fare lezione a chi non è in grado. Per quello ci pensano e ci devono pensare i narratori.

Tecnicamente è vero. Un narratore ha il compito di introdurre il nuovo player nel setting, creare la scheda, aiutarlo a orientarsi durante la sessione…

Peccato che, spesso, ci sono due narratori per trenta persone. E quei due narratori, povere anime, devono seguire la scaletta della serata e non hanno tempo (nemmeno loro) per star dietro a chi è nuovo.
Questo potrebbe andare anche bene se un giocatore fosse abbastanza informato sul setting e fosse un attimo intraprendente: si butterebbe da solo nella mischia e non avrebbe bisogno di una guida.

Ma, ricordiamolo, non tutti I player sono così perchè, banalmente, le persone sono diverse.
Se un giocatore è alle prime armi e non conosce nulla dell’ambientazione, lasciarlo da solo significherebbe la sua probabile fuga, perchè passerebbe la serata a girarsi i pollici e a capire poco e niente delle dinamiche. Chiaramente trapela la mia visione della cosa da queste righe: io sono favorevole ad essere il Cicerone di qualsiasi giocatore nuovo ne abbia bisogno.
Sarà deformazione professionale la mia o il ricordo abbastanza vivido dell’esperienza che ho avuto, ma credo che il gioco con “le nuove facce” possa essere molto più di un: bambina, ti porto per mano a vedere com’è il mondo e ti spiego tutto per filo e per segno.

Con gli anni ho appurato che i nuovi giocatori abbiano un quid in più, una purezza che man mano che si addentrano nel gioco svanisce: tale purezza permette di realizzare degli scambi spontanei, scevri da qualsiasi doppio fine, gioco di ruolo nudo e crudo.

Credo che poi siano proprio questi I momenti che più rimangono impressi nella memoria di un player. Dialoghi particolari, battute, segreti di background che fanno colore…

Insomma, quando gioco con un nuovo giocatore, io so di interpretare lati del mio personaggio che con altri non riesco ad esternare, perchè troppo presa a macchinare intrighi e tradimenti, mosse politiche o chissà cos’altro.
In pochissime parole, gli scambi con un nuovo giocatore sono puri, quelli con i giocatori esperti contaminati dai doppi fini.

È un po’ come avere a che fare con un bambino fantasioso da un lato e un preadolescente malizioso dall’altro.

Non si è costretti a fare da Cicerone, questo ci tengo a precisarlo.
Nessuno vi flagellerà se sceglierete di privilegiare il vostro gioco, anziché sacrificarlo per far da Cicerone a qualcuno. Non sarete nè I primi, nè gli ultimi a farlo.
Però ricordatevelo: dietro a un giocatore alle prime armi imbranato si potrebbe nascondere qualcuno che farà grandi cose, nella cronaca…parola di chi è stata un’imbranata e che poi… beh, ha fatto cose.

O ci ha provato.

Ma non se ne è andata, perché ha trovato il suo Cicerone, che ha scommesso sul mio potenziale.

Sofia Starnai

Gruppo letterario Camarilla Italia
http://www.camarillaitalia.com