Bentornati e bentrovati a tutti quanti, il gioco che ho scelto per la recensione di oggi è un titolo Fantasy di qualche anno fa che, per quel che so, è uscito solo in lingua inglese. Il gioco in questione è Barebones Fantasy, edito dalla DwD Studios (da non confondere con Bare Bones Beyond della Scaldcrow games)
Barebones Fantasy
Lingua : inglese
Pagine : 80 (b/n)
Prezzo : 9,99 $ (PDF),
12,99 $ (brossurato+PDF)
17,99 $ (cartonato+PDF)
Autore: Larry Moore, Bill Logan
Editore : DwD Studios
Barebones Fantasy di base implementa un sistema d100, che può in qualche misura richiamare alla memoria Basic o Runequest (il primo, più che altro per la semplicità), ma anche a una lettura superficiale è facile notare delle differenze. Se nei giochi di vecchia generazione la definizione di caratteristiche e abilità era estremamente precisa, in taluni casi anche all’eccesso, qui è stato compiuta una scelta diametralmente opposta, soprattutto per quello che riguarda proprio le abilità: queste sono state sostituite da ciò che in altri giochi verrebbero chiamate classi. L’elenco preciso comprende: il chierico, l’incantatore, il leader, lo scolaro, l’esploratore, il mago, il ladro e il guerriero (in linea di massima tutte piuttosto convenzionali). Oltre a essere impiegate per determinare le probabilità di successo di una determinata azione (assieme ad una caratteristica predefinita), definiscono anche le eventuali capacità speciali del personaggio, per esempio il leader ha a disposizione una serie di opzioni tattiche con cui supportare il gruppo mentre l’incantatore è in grado di realizzare pozioni e oggetti unici.
Altro elemento che va a definire i personaggi è la razza, le solite quattro dall’epoca di d&d: umani, elfi, nani e halfling (ognuna fornisce un piccolo modificatore alle caratteristiche e un bonus specifico).
Questione meccanica che merita di essere nominata è la magia, che si discosta in maniera particolare dai principali sistemi usati negli altri giochi, ovvero i punti magia o quello vanciano (a memorizzazione), infatti ogni singolo incantesimo ha un numero gli utilizzi variabile, che può essere illimitato, ad incontro o vincolato ad un determinato tempo; inoltre la magia runica segue regole proprie e questa si integra con la creazione di oggetti magici, elemento affrontato con un certo dettaglio.
Il combattimento è piuttosto lineare e presenta aspetti già visti altrove: tiro attacco, di difesa, danni in funzione dell’arma modificati dalla forza di chi ne fa uso e ridotti dall’armatura del bersaglio.
Il resto del manuale è dedicato al narratore, sia dal punto di vista tecnico, con indicazioni, guide, tabelle casuali (tanto care ai titoli più datati) passando per un bestiario variegato quanto conciso (50 mostri in 10 pagine) per concludere con un altrettanto breve ambientazione, i Regni di Keranak, poco più di un canovaccio di poche pagine, decisamente troppo poco, un accenno di storia che ci presenta un mondo in conflitto, una moltitudine di Regni (descritti in appena due o tre righe di testo) in lotta fra di loro.
Voti
Ambientazione: 5
Meccanica: 6,5
Sostanza: 6
Voto complessivo: 6,5
Conclusioni
Barebones Fantasy mi ha di sicuro lasciato combattuto, da una parte ho apprezzato sintesi e un approccio innovativo ad alcune meccaniche datate che dà la sensazione di avere davanti qualcosa di familiare eppure diverso. Dall’altra manca di profondità in certi campi e l’ambientazione, secondo me, potevano fare a meno di metterla. Nel complesso mi è piaciuto, ma ho preferito altri giochi della stessa casa editrice usciti successivamente che, probabilmente, nel frattempo aveva fatto tesoro dell’esperienza accumulata.
Non so a chi poterlo consigliare di preciso, ma di sicuro è necessario che chi decide di usarlo non abbia paura di ricorrere all’approccio “fai da te”, andando a colmare i tanti spazi bianchi lasciati nell’ambientazione o, in caso contrario suggerisco di procurarsi “Keranak Kingdoms“, manuale che descrive nel dettaglio il mondo di gioco.
Alla prossima.
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