Salve a tutti e ben ritrovati!
Oggi volevo parlare di una forma di intrattenimento nell’ambito dei videogiochi che molte case produttrici hanno scelto di adottare, grazie anche al costante progresso della qualità grafica e della realtà aumentata: L’avventura Grafica. Di recente, Square Enix ha rilasciato in versione gratuita su Steam il primo capitolo della saga (o videogioco, o come vogliamo chiamarlo) “Life is Strange”, in modo da attirare l’attenzione verso un titolo che non merita di essere messo da parte. Sinceramente non so in che categoria inserirlo, poiché possiede uno stile tutto suo che a breve andrò a spiegare. Da qui voglio partire per spiegare in quale modo l’idea di storia cinematografica possa legarsi con tanta cura all’interazione videoludica e alle dinamiche tipiche di un qualsiasi gioco.
Essendo la storia sobriamente ricca di colpi di scena, non voglio incorrere in spoiler a cui il trailer non abbia già accennato. Dirò solo che Life is Strange parla di una ragazza liceale, appassionata di fotografia ed emarginata dai suoi coetanei. Scoprirà, però, di possedere un dono: quello di riavvolgere il tempo, in modo da poter modificare l’esito delle sue scelte, rimanendo pur sempre consapevole dei cambiamenti che apporta al mondo che la circonda. Su questa storia gira tutto il videogioco, che permetterà al giocatore solamente di spostarsi fra un filmato e un altro, riavvolgere il tempo, controllare il proprio diario o cellulare, e di interagire con gli oggetti dell’ambientazione. Il gameplay non risiede nell’abilità manuale o nella dinamicità, ma semplicemente nella storia, che varierà a seconda delle numerose scelte che il gioco ci pone di fronte.
In alcuni punti mi chiedevo se il gioco si fosse bloccato, poiché il filmato non andava avanti. Invece era semplicemente arrivato il momento di impugnare la tastiera per muovermi e proseguire e non me ne rendevo conto. I filmati si mischiano al gameplay, offrendo al giocatore l’esperienza di poter mettere le mani sulla trama di un film, intrecciando le scene e ricreando una storia basata sull’animo di chi la sta vivendo e guardando. Da una parte questo gioco, come gli altri titoli che seguono la stessa meccanica, lascia più spazio agli occhi che alle mani, ponendosi in bilico fra il videogioco e il non videogioco. È sicuramente una bella esperienza per cui vale la pena buttarci un occhio, se non due. Ma rimane incerto ancora se questa “presa di posizione” della storia nei confronti del gameplay, renda il gioco più o meno banale o, semplicemente, interattivo.
Il gioco non necessitava una grande spiegazione, poiché avrebbe rovinato l’esperienza di chi era intenzionato a provarlo. Volevo solo offrire uno squarcio per questa categoria che risulta portentosa per quanto riguarda l’intrattenimento, ma che sminuisce il ruolo del giocatore a semplice osservatore. Cosa ne pensate? In fondo anche l’occhio vuole la sua parte? Io intanto vado a farmi un panino… salame o prosciutto? Questa azione avrà delle conseguenze…
Interessante. Questo tipo di video gioco sta guadagnando il suo posto nel panorama ludico. Sono usciti titoli con heavy Rain o until down che facevano della trama e delle scelte multiple il proprio punto di forza.