L’arte del dado tratto

Benvenuti o bentornati! Questa è una nuova puntata di “Gioco di Ruolo in pillole”: una piccola rubrica mensile, scritta per la collaborazione tra le due associazioni Camarilla Italia e Torre Nera, che si pone come scopo quello di spiegare cosa c’è alla base di questo hobby.

Una guida, stilata da me medesima senza alcuna pretesa professionale, chiara e concisa: una pillola da mandare giù tutta d’un fiato.

Spero abbiate passato una buona Pasqua e Pasquetta, personalmente ho trascorso questi giorni di festa rimpinzandomi in compagnia dei parenti. Ho trovato un motivo in più per avere in casa quintali di cioccolato.

Dopo una bella mangiata è nell’indole comune pensare a come rimettersi in forma, o per lo meno pensare di svolgere un’attività che possa metterti in movimento. Da qui, mi sono chiesta: esisterà un’attività fisica anche nel gioco di ruolo da tavolo?

Per tutti coloro che vorranno mettersi la coscienza in pace, od illudersi un po’, sappiate che esiste una disciplina olimpica di prima scelta: il tiro dei dadi. Perfino coloro che sono lontani dal mondo dei giochi di ruolo, avranno sicuramente avuto a che fare con giochi in cui è necessario lanciare il classico dado cubico. Per quanto riguarda l’hobby di cui parliamo, esistono diverse tipologie di dadi, dalle forme e usi differenti.

Il dado ha una storia e un’origine antica, ma è stato “Dungeons & Dragons” ad aver introdotto nei tempi moderni l’uso dei dadi poliedrici. Il loro nome deriva semplicemente dal numero di facce da cui sono composte; un set base generalmente è composto da: un d4, d6, d8, d10, d12, d20. In aggiunta, il dado percentuale, un dado a dieci facce marcato con le decine da 00 a 90 (da non confondere con il d10, di egual forma).

In generale, invece, nei giochi della White Wolf (come “Vampiri: Requiem” o “Vampiri: la Masquerade”) il gioco si basa sul d10 system, ovvero un sistema di gioco formato da dieci dadi con dieci facce ciascuno.

Tirare un dado, determina la riuscita o meno di un’azione: il numero risultato dal lancio, aggiunto ai valori della scheda selezionati per l’azione, corrisponde alla scena di cui state per essere protagonisti e di cui il vostro narratore narrerà le gesta.

C’è chi dice che sia tutta fortuna, c’è chi dice che il segreto si trovi nel lancio. A volte ci sono delle serate davvero sfigate, ve lo assicuro, in cui potrete anche fare un sacrificio agli dei di tutti i pantheon esistenti (e inventati) ma sarà del tutto inutile. Da abili guerrieri, a cadetti al loro primo giorno di rodaggio.

Sulle tavole intorno a cui siederete inizieranno a volare piccole pietre colorate, di diversi colori e materiali,  e rimarrete sorpresi dai modi in cui questi atterreranno sul piano. Spesso dovrete rincorrerli in giro per la stanza, perché il giocatore di turno era convinto che il suo “tiro volante ad effetto” potesse giovare alle proprie prodezze. Ash Ketchum, con le tue sfere poké, levati.

Altre volte, noterete che ci sono giocatori che inizieranno a far vorticare il proprio dado come trottole impazzite, per infondere nell’oggetto la propria energia spirituale. Ci vorranno minuti interi, prima che il dado si fermi mostrando il risultato.

Non temete, nell’attesa potrete dedicarvi ad un’attività altrettanto complessa: impilare i dadi uno sopra l’altro. Di solito, per creare più tensione, si utilizza il set da “D&D”, proprio per le forme dei dadi diverse tra loro. I più esperti, tentano l’ardua impresa di sovrapposizione di più set contemporaneamente.

Potrebbe diventare la vostra attività preferita, quella per cui vorreste davvero vincere una medaglia impegnandovi con poco, in attesa che giunga il turno per le azioni.
Sempre che qualcuno non decida di scuotere “involontariamente” il tavolo.

Grazie per aver letto il mio articolo. Alla prossima!

Tiziana Valentino

Gruppo letterario Camarilla Italia

www.camarillaitalia.com