Buongiorno e bentornati in un’altra pagina di diario della giocatrice imbranata!
Oggi tratterò un tema che, per certi versi, è sempre legato alla mia professione (non mi abbandona mai, il lavoro!) e che ho riscontrato anche nell’ambito di gioco di ruolo dal vivo: la noia.
Esatto. La noia.
Normalmente è un termine negativo, indica l’assenza di qualcosa da fare e se declinato in forma qualificativa, una cosa noiosa è qualcosa che non attira affatto il nostro interesse.
Eppure…
Avendo a che fare con i bambini, ho dovuto scontrarmi spesso con questo “mostro”: mi annoio, non so che fare, cosa faccio…
Se poi si riflettesse più a fondo, si arriverebbe alla conclusione che ad oggi ai bambini viene vietato di annoiarsi, riempiendoli di cose da fare, hobby vari ed eventuali…i loro giorni, in sintesi, sono totalmente impegnati.
Sto divagando. Ora torno ai giochi di ruolo, promesso.
Il fatto è che quando ci si annoia, inevitabilmente si deve pensare a qualcosa da fare, qualsiasi.
Ed è proprio lì, in quell’attività mentale, che si collocano i passatempi più edificanti e fantasiosi, che rimangono nella testa anche a distanza di tempo.
Io mi inventavo le storie con la musica classica. Tchaikovsky.
Ecco, la noia non è un nemico prettamente infantile, anzi.
Crescendo, a dire il vero, si perdono le difese naturali che si hanno da piccoli e si trovano meno soluzioni…ma è pure vero che non è così destabilizzante annoiarsi, da adulti.
In ormai cinque anni di gioco di ruolo dal vivo ho sperimentato sulla mia pelle diverse volte la noia. La sto sperimentando anche adesso e, faticosamente, cerco di uscirne.
Come giocatrice, l’essere annoiata credo dipenda da diversi fattori.
Può essere che la serie di trame proposte non siano interessanti, un narratore ci prova a creare qualcosa che sia inclusivo per tutti, ma è impossibile andare incontro ai gusti e alle attitudini di ogni singolo giocatore; può essere che tali trame vengano recepite male o trasmesse altrettanto; può anche essere che il giocatore non sia motivato a buttarsi nella mischia e si senta particolarmente nabbo di fronte agli esperti.
Quest’ultimo caso è il mio, per inciso.
La conseguenza è che ai live, mentre gli altri sono avvicendati in faccende affaccendate, qualcuno si stia rompendo i cosiddetti in un angolino…annoiandosi a morte.
E quindi, come combattiamo la noia?
Come fanno i bambini: creandosi il gioco.
Uno degli errori più comuni è quello di pensare che l’unico gioco consentito sia quello del narratore.
Non c’è niente di più falso. Al massimo un narratore propone, ma il protagonista è e rimane il giocatore.
I gdr live, poi, son fatti da persone. Fittizie, ma da persone.
Pure i cartacei, certo, ma una sessione di gioco da tavolo segue pedissequamente il tracciato del master, cosa che in un live non sempre accade, anzi.
A volte sono i giocatori stessi a creare delle sottotrame interessanti e “costringono” i narratori a buttarci un occhio, in qualità di arbitri assolutamente imparziali.
Che si tratti di ricerche esoteriche, recuperi di materiali o banalmente “chiacchiere”, ogni interazione con i vari personaggi è un potenziale trampolino di lancio per costruire, pezzo dopo pezzo, una propria storia e una popolarità nella comunità del gioco.
E chissà, se giocherete bene le vostre carte, alla prossima trama proposta sarete più sicuri e vi butterete nella mischia.
Sofia Starnai
Gruppo Letterario Camarilla Italia
http://www.camarillaitalia.com