Lunga Notte – Parte 4

Ci avviciniamo alla conclusione del racconto! Un nuovo, misterioso personaggio ha raggiunto la nostra protagonista… e porta con sè informazioni che daranno una radicale svolta alle indagini su Alan Potarov!
Potete trovare i capitoli precedenti qui
!

L’Ora degli Amanti

E come se quelle semplici parole avessero spezzato un incantesimo, una melodia inizia a risuonare nella sala.
Poche note di un pianoforte, a cui fanno seguito quelle più delicate e struggenti di un carillon. Solitario nelle tenebre, esso sembra suonare per richiamare a sè un bambino che lo ha abbandonato, ormai troppo cresciuto, gettandolo via insieme agli anni dell’innocenza.
E’ la loro canzone.

“Oddio… sei davvero tu…
James sapeva tutto, vero? Mi stavate aspettando… mi avete lasciato una scia di briciole ed io l’ho seguita…”

Una luce si accende, proiettando un cono di luce sul nuovo arrivato. Teatrale e perfetto, come sempre.
E come sempre, la prima battuta deve essere la sua.

Quando alzai il capo dal mio calice di dolore
l’arcangelo Gabriele
il gentile Gabriele
Gabriele, signore della Pietà
mi apparve”

Una rosa, gravida di desideri e di rimpianti, viene fatta scivolare dalle sue dita. Si posa per terra, ai piedi della ragazza.

“Gabriel…
Come hai potuto? E’ solo un bambino…”

Solo ora l’uomo solleva il capo. E ancora una volta, Yulia si perde in quei meravigliosi occhi grigi, in quello struggente sguardo che le aveva promesso l’eternità. Una lacrima le scivola sul dolce volto, tributo a tanta bellezza e a tanto dolore.

“Mio dolce ed amaro fiore… ti prego, non piangere.
Sai, mi deludi molto. Eri una così meravigliosa attrice, la promessa di questa grigia città soffocata nella sua mediocrità…
Ed ora, non riesci nemmeno a riconoscere l’atto principale di una tragedia quando ti ritrovi a viverlo.
Non sei qui per Alan Potarov. Non lo sei mai stata, Yulia.
Sei qui per me”

A quelle parole, la mano dell’uomo le si fa sempre più vicina. Ma non è quello ad inorridirla.
Il suo sorriso. Dio, il suo sorriso…

Il vaso dal valore incalcolabile venne scagliato contro la parete, ma neppure uno dei suoi frammenti riuscì a cancellare quell’odioso sorriso dal volto di Gabriel Taylor, il più facoltoso impresario teatrale di tutta l’Inghilterra.

“Vattene, non voglio vederti mai più!”

“Mio dolce fiore… ti prego, non piangere.
E ricorda… questa è la mia suite personale, di cui tu sei gradita ospite. Ed invidiata da tutto il genere femminile inglese, te lo garantisco”

“Non sono un’ospite!
Sono una prigioniera!”

Era vero. Gabriel Taylor aveva dato disposizioni molto chiare alla sua sicurezza: quella ragazza non doveva mai, per nessun motivo, abbandonare la sua suite.
Ma una prigione dorata era comunque una prigione. E lei avrebbe fatto di tutto per fuggirne…

“No… non tornerò… ho un’attività legata alla polizia, un amico giornalista, una collega… se sparirò, ci saranno delle domande, indagini… e tu non vuoi nulla di tutto questo, vero?”

Il suo tono di sfida svanisce nel nulla quando l’uomo ritrae la mano. Arrendevole, troppo arrendevole.
Non è da lui, così come il leggero, caustico applauso che segue.

“Mio dolce ed amaro fiore… mi sono forse sbagliato su di te? Hai imparato bene, ed in così poco tempo. Forse non ho sbagliato tutto con te.
Se solo tu fossi meno… passionale…”

Alle sue spalle, l’incendio. Lingue di fuoco, alte nel cielo notturno, reclamavano quel poco che ancora rimaneva della suite dell’Hotel Astoria.

“Yulia! Torna indietro!”

Il fumo le impediva di vederlo, ed il terrore di voler tornare indietro. Ma quella voce, la sua voce, era ancora autoritaria perfino nel rogo di un inferno dantesco.
Per la seconda volta nella sua vita, Yulia scelse la fuga.

“Ancora piangi, mio dolce e amaro fiore… forse ti senti in colpa?
Dovresti”

Le lacrime scendono senza più alcun controllo, mentre le mani coprono il volto da una verità che il cuore conosce fin troppo bene.

“Basta… basta! Perchè sei qui?! Cosa vuoi da me?! Cosa vuoi da Alan?!”

“Alan… povero ragazzo. Un ruolo così importante nella nostra piccola tragedia, eppure così inconsapevole. Ha condiviso tanto della tua vita, pur senza saperlo. Ma non tutta…
… almeno, fino a questa notte”

“No!”

Senza nemmeno rendersi conto, la ragazza si scaglia contro l’uomo, il volto distorto in una maschera di dolore e disperazione.
Ma basta uno schiaffo a gettarla a terra, e poche parole a farle male.

“Sei una tale delusione… devo essere davvero innamorato di te, per volerti perdonare dopo quello che hai fatto.
Sai… dopo la tua rocambolesca fuga, ho capito una cosa. Ho avuto delle mancanze nei tuoi riguardi. Mancanze che mi sono costate molto, devo ammetterlo. Pertanto, ho deciso di adottare un approccio differente con te.
Ti farò capire, Yulia. E credimi, sarà una lezione che non dimenticherai mai”

Un foglio viene estratto dal taschino dell’elegante abito da sera, ed anch’esso scivola davanti alla ragazza ancora a terra. Tra le lacrime, un indirizzo.

“Volevi Alan Stukov? Eccolo, ti aspetterà là. Insieme a tutti i tuoi rimpianti e a tutti i tuoi peccati.
Un incontro non da tutte le notti, mio dolce e amaro fiore… spero avrai qualcosa di adatto da indossare”

E con quell’ultima battuta, si allontana. La sua parte si conclude, almeno per ora.
Teatrale e perfetta, come sempre.

L’Ora dei Rimpianti

Rialzatasi, Yulia recupera con mano tremante il foglio che le è stato lasciato. L’indirizzo che vi legge, purtroppo, non le è sconosciuto.
Una villa di campagna. Lui gliene aveva parlato innumerevoli volte, parlando della loro vita insieme. Ed a lei era sembrato di vivere in un sogno, prima di risvegliarsi in un incubo.

“Forza, Yulia. Devi farlo”

Passi lenti la riportano fuori dal teatro, lontana dal consapevole sguardo del custode.
Fuori, dove una preoccupata Jane ancora la attende, fedele come un’amica che Yulia non crede nemmeno di meritare più.

“Boss! Allora? Com’è andata?”

Il biglietto con l’indirizzo è nella sua mano, stretto come non mai.

“Ho una nuova pista…”

“Cazzo boss, sei la migliore! Allora, dove…?”

“… ma devo seguirla da sola”

Cala il silenzio, per dare modo a quelle poche parole di ritrarre il loro crudele pungiglione. E neppure la pioggia potrà lenire il veleno che hanno versato.

“… da sola…”

Yulia cerca di posarle una mano sulla spalla, ma viene bruscamente respinta.
Per la prima volta, è Jane a piangere.

“E’ tutta la notte che ti comporti in modo strano! Mi hai usata come una schiava e non mi hai ancora spiegato un cazzo di quello che sta succedendo in questa fottuta notte! Non so chi sia questo fottuto Alan, non so cosa tu abbia trovato in questo fottuto teatro… ed ora pretendi che io ti lasci andare da sola chissà dove?! Con la tua fobia?!
Boss, ti prego… non puoi sempre salvare il mondo da sola!”

La ragazza ascolta a capo chino e, per una volta, in silenzio. In una notte di domande e di bugie, la verità è tanto assordante da lasciarla stordita: sì, l’ha sfruttata e non le ha mai dato nulla in cambio. Ha mercificato il suo affetto e l’ha trasformato in un guinzaglio.
Proprio quello che Gabriel ha fatto a lei.

“E nonostante tutti i miei sforzi… alla fine, divento sempre più simile a te, Gabriel.
Questa è la tua più grande vittoria, e la mia più grande sconfitta”

“Porca puttana Yulia, almeno dì qualcosa!”

“Mi… dispiace…”

Lo schiaffo la colpisce in pieno volto, ma non potrebbe farle più male degli occhi con cui Jane ora la guarda.

“Sono stata una cretina. Ti credevo migliore, boss… ma come ho potuto pensare che ci fosse qualcosa di decente in questo mondo di merda?”

Il rombo del motore dell’auto che riparte è l’ultima cosa che Jane ha da dirle, ed è solo quando la sua amica è lontana che giungono le parole più sincere.

“Non posso salvare il mondo, forse nemmeno Alan e di certo non me stessa…
… ma almeno posso salvare te, Jane”

Sotto la pioggia, la solitudine trascorre lenta ed amara prima che i fari di un taxi la inondino di fredda luce. Un finestrino si abbassa, rivelando il volto di un uomo dalla voce roca e dal volto di un giovane invecchiato.

“Dove la porto?”

“Lontana da qui”

Questa volta, nessuna radio rievoca i fantasmi del passato, che già affollano i pensieri dell’investigatrice.
Ed allora, è l’uomo al volante a scacciare i viaggiatori abusivi.

“Una notte di pioggia, una villa sperduta nelle campagne… ed una ragazza in fuga da qualcosa”

Yulia si volta a guardarlo attraverso lo specchietto. Che uomo strano, porta gli occhiali da sole perfino in una notte come questa.

“E’ così evidente?”

“Non sono Sherlock Holmes, ma so ancora leggere un volto, miss. Specie se così bello”

“Bè, è il volto di una codarda. Ho sempre passato la mia vita a fuggire dai miei problemi, sperando che, calato un sipario, nell’atto successivo ci sarebbe stato finalmente il lieto fine.
Ma la vita non è una recita… e non esiste nessun lieto fine in questo mondo”

“Oh, io non la vedo così. La vita è un’eterna festa in maschera e noi, spesso, vestiamo le maschere che meglio ci servono.
E dopotutto, non è forse lo scopo del teatro quello di vestire la crudele verità in divertenti bugie, affinchè l’uomo ne trovi più accettabile la vista?
Si ride e si piange dei personaggi, senza rendersi conto che le loro maschere sono i nostri volti: le nostre passioni, le nostre paure.
Le nostre vite”

“E cosa dovrebbe fare un’attrice che odia il proprio volto così tanto da nasconderlo continuamente dietro maschere sempre diverse?”

L’uomo sorride. E perfino dallo specchietto, il sorriso gronda di amara consapevolezza.

“Forse dovrebbe ammettere che non è mai scappata dagli altri, ma sempre da sè stessa.
Getti la maschera, miss… e si goda l’applauso che ne verrà”

Colpita da quelle parole, Yulia guarda l’uomo con occhi molto diversi, ora, ma prima ancora che possa dare sfogo alla sua curiosità, egli riprende a parlare.

“Ma io sono solo un taxista… e sembra proprio che siamo arrivati.
Buona fortuna, miss. Qualcosa mi dice che ne avrà davvero bisogno”

La villa che attende la ragazza incarna tutta la solitudine che la divora in questa notte. Solenne ed antica, gli intarsi della cancellata rappresentano dolci rose forgiate con freddo e affilato ferro.

“Un contrasto che ben si addice al suo padrone”

Il taxi ed il suo misterioso conducente sono già lontani, quando la ragazza varca la cancellata prima, ed il portone dopo.
Tutto è aperto, tutto è in attesa di lei.

[Continua…]

Luca Tirelli
Gruppo letterario Camarilla Italia

Un commento su “Lunga Notte – Parte 4”

I commenti sono chiusi.