Perdono – Parte 1

Oggi inizio un nuovo racconto, anche questo naturalmente legato al Mondo di Tenebra. I più assidui giocatori dell’ambientazione della White Wolf spesso e volentieri interpretano vampiri, licantropi, a volte perfino maghi o esseri fatati… ma tutte queste creature tragiche e orribili ruotano intorno a un comune denominatore.
L’essere umano.
Questo racconto, di cui oggi avrete solo la prima parte, è dedicato proprio agli umani nel Mondo di Tenebra. I più deboli e indifesi dinanzi ai soprusi delle creature notturne, ma anche quelli che spesso riescono a rivelarsi la più grande spina nel fianco dei predatori sovrannaturali… e a volte perfino una fonte di ispirazione.
Buona lettura, dunque!

Le campane risuonarono alle prime luci dell’alba, annunciando una nuova giornata di lavoro e di preghiera per la Comunità.

Quel luogo non aveva un altro nome per i suoi abitanti e d’altronde non ne aveva alcun bisogno: gli uomini e le donne che entravano nella Comunità decidevano consapevolmente di abbandonare le loro vite peccaminose per abbracciare una nuova, umile esistenza alla ricerca del perdono del Signore.

In effetti, l’umiltà non mancava in quel piccolo villaggio sperduto nella pampa argentina. Le modeste case di mattoni, erette con il sudore della fronte degli abitanti, ricevevano la corrente elettrica solo grazie a un generatore che, di certo, doveva avere visto giorni migliori. Tra le abitazioni però spiccava, in altezza e non solo, la chiesa locale: un edificio in pietra bianca dall’aspetto più solido degli altri, capace di trasmettere una sensazione di sicurezza tanto fisica quanto spirituale. Al fianco della chiesa si ergeva la torre campanaria, i cui molti gradini venivano regolarmente percorsi da Padre Manuel ogni mattina per annunciare la lieta novella al suo gregge.

L’uomo, vestito con un semplice abito talare, aveva l’aspetto di chi non aveva sempre seguito il cammino di Dio: un aspetto ancora giovanile a dispetto dei quasi cinquant’anni raggiunti, i capelli neri come la fresca notte argentina e quello sguardo nel quale molte donne si erano perdute in passato.

Ma ne era bastata una, una di troppo, a spingerlo a prendere i voti e a porsi alla guida della Comunità, nella speranza che almeno laggiù il demone della lussuria non lo avrebbe trovato.

Troppo tardi Padre Manuel aveva imparato che non poteva fuggire da qualcosa che dimorava dentro di lui.

Le due sorelle erano già sveglie quando le campane iniziarono a richiamare i fedeli. Erano entrambe sedute sul tetto di casa, osservando la placida pianura al di là delle mura che cingevano la Comunità.

“Dovremmo andare adesso, altrimenti Mamma si arrabbierà” disse Lilian, la maggiore delle due. Assomigliava molto alla madre: capelli biondo cenere, intriganti occhi grigi e un fisico che stava iniziando a sbocciare alle soglie della maggiore età. Eppure, lei aveva un modo di porsi più maturo di quanto avrebbe suggerito il suo aspetto, forse una conseguenza degli anni trascorsi a prendersi cura della sorella più piccola, Natalia.

Solo un paio di anni di vita separavano le due ragazze, eppure ben poche persone avrebbero potuto riconoscerle come sorelle: Natalia aveva lunghi capelli neri e, di contrasto, gli occhi verdi come la pianura che ora stava osservando, sognando una vita al di là del muro.

“Oppure potremmo prendere Mamma con noi e andarcene da qui”, rispose la ragazza più giovane. Aveva un tono di voce assente, di chi sogna a occhi aperti pur di non affrontare la dura realtà.

“Ancora con questa storia. Questa è la nostra casa, Natalia. Non potremmo andare da nessun’altra parte e lo sai”.

“A meno che uno dei Benefattori non si decida finalmente a prenderti con sé… e noi potremmo seguirti”

Lilian scosse il capo. I Benefattori di cui parlava Natalia erano uomini che occasionalmente facevano visita alla Comunità, portando regali per i bambini, omaggi per le ragazze e aiuti al villaggio. Come suggeriva il nome con il quale erano conosciuti, il loro sostegno economico era fondamentale per la sopravvivenza della Comunità e il loro arrivo era sempre accolto con una grande festa, l’unica concessa al di fuori di quelle religiose.

Naturalmente, non era un segreto che anche i generosi Benefattori avessero le loro preferenze e Lilian era una di loro: quando le ragazze ricevevano un vestito nuovo, a lei veniva donato anche un mazzo di fiori. Quando si aprivano le danze, la ragazza non doveva mai attendere molto prima che uno di loro, sempre lo stesso, la invitasse a ballare.

Dal canto suo, Lilian preferiva non pensarci troppo. Apprezzava le attenzioni di quell’uomo, ma non la gelosia delle altre giovani donne della Comunità.

“Se avesse voluto portarmi con sè lo avrebbe già fatto. Quindi vatti a preparare, siamo in ritardo!”

Natalia sbuffò, con quell’espressione che la faceva sembrare più bambina di quanto non fosse davvero.

“Va bene, ma stai calma. Non sta per finire il mondo…”

Poi, le campane suonarono il segnale di allarme.

Quando le due sorelle arrivarono al cancello d’ingresso del villaggio, gli abitanti della Comunità si erano già riuniti. La folla impediva alle ragazze di vedere cosa stesse accadendo, ma riuscirono comunque a sentire la voce di Padre Manuel.

“Vede, buon uomo, questa non è una località turistica. Siamo gente semplice e timorata di Dio, non desideriamo altro che essere lasciati in pace”

La voce che gli rispose era anch’essa maschile, ma appartenente a un uomo più giovane.

“Le credo, Padre. Ma come può vedere dalle mie misere condizioni, non sono certo un turista. Mi ritrovavo a percorrere la pampa quando il mio cavallo mi ha disarcionato ed è fuggito. Mi sono smarrito, ho camminato per giorni sotto il sole senza trovare uno straccio di riparo.

Non voglio recare disturbo… ma mi serve aiuto, la supplico”

La Comunità era caduta nel silenzio più totale. Gli unici visitatori che il villaggio riceveva erano i Benefattori e neppure loro si fermavano per più di un paio di giorni. Al contrario, quell’uomo era evidentemente in condizioni disperate e avrebbe avuto bisogno di assistenza per giorni.

Ma per una qualche misteriosa ragione, Padre Manuel sembrava esitante nel concedere la dovuta carità cristiana. Nessuno degli abitanti della Comunità gradiva gli stranieri, ma a tutti sembrava assurdo abbandonare un uomo al suo destino.

Dal canto suo, Padre Manuel sentì gli sguardi della gente su di lui. Sapeva cosa si stavano chiedendo e, se avesse esitato ancora, qualcuno avrebbe potuto dare voce al proprio pensiero.

Rovinando tutto.

Il parroco dovette reprimere un sospiro prima di rispondere. “La nostra Comunità accoglie con gioia tutti i bisognosi, buon uomo. Se sarà pronto ad accettare le nostre regole di pacifica… e riservata… convivenza, qui troverà sempre una porta aperta, un pasto caldo e un letto dove riposare”

La voce di una donna anziana si levò dalla folla. Dal suo tono, doveva nutrire più di un sospetto sul nuovo arrivato e non pareva preoccuparsi di nasconderlo.

“A tal riguardo, Padre… dove dormirà lo straniero?”

L’espressione del prete si accigliò ulteriormente. La Comunità non voleva ospiti e, pertanto, non era attrezzata per riceverne. I Benefattori avevano le loro stanze, ma era impensabile che vi accedesse qualcun altro.

“Ecco, naturalmente potremmo…”

“Può dormire da noi”

Il silenzio cadde su tutti i presenti come un macigno quando Natalia parlò. Nessuno si voltò a guardarla, ma la ragazza insistette con ostinazione.

“Io posso dormire con mia sorella e lasciare il mio letto allo straniero. E’ questo che farebbe Gesù, vero?”

Le labbra di alcuni dei presenti fremettero e per ottimi motivi: la ragione per la quale Lilian e Natalia, pur se sorelle, erano di aspetto così diverso era nota a tutti nella piccola e puritana Comunità. La madre delle due ragazze era una peccatrice che più di una volta aveva ceduto agli impulsi della carne, finendo per dare alla luce bambine con padri diversi. Un uomo sotto il suo tetto avrebbe potuto rievocare pensieri… e atti… peccaminosi.

Tuttavia, nessuno aprì bocca: quello era un argomento di cui tutti mormoravano, ma di cui nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di parlare.

Spalle al muro, Padre Manuel non potè che acconsentire. “Esatto, Natalia. La tua… generosità fa onore a te, alla tua famiglia e a tutta la Comunità. E’ deciso, allora: tornate ai vostri compiti, mi occuperò io di accogliere quest’uomo”

Qualcuno borbottò, ma la parola di Padre Manuel era l’ultima. In breve, la folla si disperse e il parroco potè parlare in privato con lo straniero.

“Da questa parte, buon uomo. Posso sapere il suo nome?”

“Ma certo, Padre. Mi chiamo Noah”

“Un nome davvero… interessante. Parlerei volentieri con te, Noah, ma il tuo aspetto mi dice che prima di tutto ti serve riposo e ristoro. Devo solo chiederti se hai un telefono cellulare con te”

“No. Si è rotto quando sono caduto da cavallo”

“Meglio così. La nostra è una Comunità molto riservata e non è permesso di avere strumenti del genere. Ora vieni, ti condurrò a quella che per il momento sarà la tua nuova casa”

Continua…

Luca Tirelli
Gruppo letterario Camarilla Italia