Seguendo il filo del precedente episodio della rubrica, un’altra domanda che ricevo spesso, in maniera particolare dai colleghi dei GRV fantasy, è la seguente: ma cosa c’è di bello nel giocare un Vampiro?
In questo nuovo articolo ho cercato di dare una risposta secondo quella che è la visione di Camarilla Italia e per farlo mi sono avvalso della consulenza di due stimati Narratori del Capitolo di Bologna, Davide Atti e Simone Puccio, ai quali vanno i miei ringraziamenti per la disponibilità e la pazienza dimostrate.
Giocare un Vampiro significa interpretare un mostro, in bilico fra l’umano che era è la Bestia che è diventato.
Questo mostro è in bilico tra la sua parte umana e una parte animalesca, con un forte istinto di autoconservazione.
Della vita mortale gli rimane un ricordo, nel quale sono contenute tutte quelle piccole realtà che lo rendevano umano, come i sentimenti e la morale. Questo ricordo, col passare del tempo e con l’esposizione alla non vita ed alle sue atrocità, in parte sbiadisce e cancella parte della sua identità, in parte muta nella versione distorta di ciò che era.
Nei vuoti provocati da tale logoramento s’insinua la Bestia, il demone che rende tale il Dannato. È un’entità oscura, è la voce fuori campo che sussurra costantemente all’orecchio. La caratterizzano le emozioni basilari, come la paura e la rabbia, unite ad un’istinto di autoconservazione che impone al Vampiro di preservare sé stesso ad ogni costo, di nutrirsi e d’imporsi sulle bestie più deboli.
Sulla base di questi concetti basilari questo Mostro non ha quindi una morale, non ha modelli di comportamento sociali.
Esiste nella consapevolezza che, poco per volta, la Bestia logorerà la sua parte umana, portandosi via pezzi della sua ormai lontana natura per trascinarlo verso una dannazione che nulla avrà a che vedere con ciò che è stato. Contro questo scorrere inevitabile il Dannato prova ad alzare delle barriere, crea delle realtà alle quali aggrapparsi. Ma sono soltanto la versione oscura dei sentimenti che lo rendevano umano e sono, di fatto, delle storie che racconta a sé stesso, per convincersi di essere qualcosa di più della Bestia, di poterla tenere a bada. Oppure può decidere di non farlo, e lasciare che il Mostro venga fuori, sempre oppure in determinate circostanze.
Sei circondato da persone che indossano una maschera, ma rimangono dei mostri, e la quello che hai davanti e sorride magari di lì a poco sarà impegnato a fare una strage.
Su tutto ciò impera la sete, il bisogno di sangue per continuare ad esistere in uno stato che gli permetta un pensiero quanto più razionale possibile. Un Vampiro sa perfettamente che ogni sorso che lo mantiene in vita lo porta anche un passo più vicino al cedere all’animale, e gli fa perdere qualcosa. Eppure lo desidera con ardore, e più invecchia più i suoi gusti si fanno difficili da soddisfare.
La vera Dannazione di un Vampiro è il dipendere forzatamente da una risorsa che per lui è anche una droga, cioè il sangue.
La bellezza d’interpretare un Vampiro sta nel giocare il dualismo fra il fingere di essere umano, imponendosi delle regole e sforzandosi di provare sentimenti sempre con la tentazione di cedere a quella mostruosità che prima o poi finirà per realizzarsi. E l’abilità sta proprio in questo, nello scegliere come e quando la Bestia avrà sfogo, nel calibrare la pantomima del vivere sociale con il manifestarsi della mostruosità che il Vampiro è diventato. È la prima sfida che il Giocatore deve affrontare e spesso è anche il momento in cui diventa più facile cadere in errore, dando troppo spazio all’umano oppure al mostro.
La difficoltà di questa interpretazione è appunto far vedere quella parte bestiale che ogni tanto esce fuori.
Ma questa realtà di gioco offre anche una possibilità molto rara. Si interpreta un mostro fra i mostri, con la consapevolezza che le alleanze sono temporanee e pronte a cedere di fronte all’istinto di favorire sé stessi. Si interpreta il cattivo. Anzi, il Cattivo, il Mostro, l’Orrore, e lo si fa in un contesto dove questo non è semplicemente permesso, ma incentivato. Gli scontri fra i Personaggi sono una parte fondamentale e la mortalità è altissima, col rischio di finire distrutti che si nasconde dietro ogni azione, dietro ogni scelta.
Giochi il cattivo con la C maiuscola, e sei spinto a tradire e mentire per guadagnare un vantaggio. E sai che lo faranno anche gli altri.
Entro questa struttura, le sfumature sono infinite. Scegliere quanto dell’umano è rimasto, anche in base al tempo trascorso nella non vita. Scegliere le peculiarità della Bestia ed il modo in cui si manifesterà. Scegliere quali regole fingere di seguire e quali saranno i tuoi nemici del giorno. Scegliere quali chimere inseguire. Tutto con la certezza di dover combattere con altri Mostri per sopravvivere.
Un Vampiro può credere veramente in un’alleanza, nel codice d’onore, negli alti ideali quando è l’Umano ad avere il sopravvento, ma dentro un pozzo, affamato ed insieme al suo miglior amico… L’istinto sara’ di divorarlo per sopravvivere.
Con queste parole, che a mio parere riassumono elegantemente la Non Vita, si conclude l’articolo. Nel prossimo episodio entrerò nello specifico della creazione di un Personaggio Vampiro, soffermandomi in particolare sulla caratterizzazione, sia a livello interpretativo che di costumi ed accessori.
Come sempre, se avete qualche domanda oppure il desiderio di vedere trattato un argomento in particolare sentitevi pure liberi di scriverlo nei commenti e farò il possibile per accontentarvi.
Per ora l’augurio di una Lunga Notte e, sino al nostro prossimo incontro, INVICTUS IMPERAT!
Edoardo Bressan
Gruppo Letterario Camarilla Italia
www.camarillaitalia.it