FACILIS DESCENSUM AVERNI – 08 – Vederti tremare

Benvenuti o bentornati! Quest’anno, per la collaborazione tra le due associazioni Camarilla Italia e Torre Nera, vi propongo un progetto di una storia a puntate, iniziata a gennaio, libera interpretazione delle tematiche del Mondo di Tenebra (ambientazione di alcuni dei giochi di ruolo della casa editrice White Wolf).

Un esperimento, anche per me, che spero possa intrattenere.

Buona lettura!

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Tra le mie innumerevoli sfighe, anche la luce lo è diventata. Cammino, l’alba è passata da un pezzo, ma ancora è lontana l’ora del Suo risveglio. Se solo quel dannato vecchio non mi avesse fatto tardare ora non dovrei soffrire per l’ennesima attesa.

Sarei con lui e, forse, finalmente mi avrebbe permesso di nutrirmi.

Invece non c’è niente di meglio di una giornata intera costretto a riflettere. Quando non si ha una propria vita si può solo pensare al mondo dentro la testa. Il ronzio si trasforma in immagini sfocate e suoni flebili, che lentamente aumentano di volume col rischio di assordarmi. Concentrandomi su ogni dettaglio, posso osservare un frammento di ricordo lontano, inspirare un odore familiare, sentire sulla pelle sensazioni che non mi appartengono più.

Tutto ora è monocolore, in sottofondo il grido del dolore che lacera.

Intorno a me, all’esterno, nessuno può percepire il grande casino da cui sono costituito. O meglio, non come è davvero. Il mio aspetto trasmette marcio e dal fetore è naturale stare lontano e fare finta che non ci sia.

Lui aveva previsto tutto, quella notte, scegliendomi emarginato tra gli emarginati. Una pedina invisibile, pronta a muoversi sulla scacchiera secondo il suo volere. Non è così semplice lasciar perdere tutto e cercare la via per poter tornare indietro, alla vecchia vita, alla vera vita. Soprattutto per me, che ho visto il mio mondo bruciare sotto la luce delle stelle. Compiere il suo volere, notte dopo notte, mi ha dato modo di tenermi impegnato e avere uno scopo. L’unico effetto collaterale è solo quella semplice e intensa ossessione.

Mi sono sempre chiesto cosa volesse dire essere Lui e trascorrere il tempo nei luoghi che è solito visitare. Quelli come me li chiamano raduni o assemblee e solo i suoi simili possono accedervi. A volte mi è capitato di intravederli da una lunga distanza, poco prima di dileguarsi prima di essere sopraffatti dalla luce del giorno. Sono di ogni genere, come qualsiasi animale sul pianeta: vecchi e giovani, belli e brutti, robusti e deperiti, taciturni e espansivi. Ma sono dell’idea che i veli cadano solo quando ognuno di loro ha a che fare con noi. Tolgono quella maschera di sicurezza e attenzione per sfogare le proprie pulsioni su di chi ne hanno rivendicato diritto. Affamano, terrorizzano, privano del sonno, obbligano a posare su piedistalli per il solo gusto di mostrare potere.

Si beano nel vederci tremare di sofferenza e piacere, perché sanno che quelle sensazioni sono provocate da loro, sanno di averci costantemente in pugno.

In particolare, Lui ha una predilezione nel volermi far superare i limiti, soprattutto considerando che per farlo devo soffrire molto più degli altri. Più brucio, più lui è appagato e il fallimento ad ogni suo ordine non è contemplato.

Si può solo mettere a repentaglio la propria vita nel tentativo di soddisfare il suo volere. In cambio, forza, potere e l’illusione di poter fare qualsiasi cosa. Perché meditare vendetta, se posso finalmente elevarmi al di sopra della città.

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Ancora una volta, sono ai suoi piedi, le braccia sollevate nella sua direzione, la collana che penzola tra le mie dita. Lui me la afferra con fare frettoloso e urgente. Come avevo fatto io, anche lui indugia sul contenuto del ciondolo e poi sorride soddisfatto. Ruota la testa verso di me e io abbasso gli occhi in tempo per non incrociare il suo sguardo. Sento che sta indietreggiando e a quel punto so che ancora non ho fatto abbastanza per poter alleviare le mie piaghe.

Eppure, sento ormai che il dolore mi porterà davvero a morire.

Attendo la fine, mentre mi sdraio totalmente a terra.

Dopo secondi interminabili, con un ringhio gutturale mi ordina di guardarlo e solo in quel momento scopro che è seduto sul suo trono, nudo, fissandomi accondiscendente.

Non vede l’ora di guardarmi tremare.

Ho il suo permesso.

E finalmente posso mostrargli dopo molto tempo come le mie zanne sanno divorarlo.

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Tiziana Valentino

Gruppo letterario Camarilla Italia

www.camarillaitalia.com