Bentornati a tutti sul blog di Torrenera!
Dopo una doverosa pausa estiva, a me il compito di inaugurare una nuova ondata di articoli, iniziando con una pagina del diario della giocatrice di ruolo imbranata.
Ricordo che questo articolo (come i precedenti scritti di mio pugno) non deve essere considerato un vademecum: si tratta di un’opinione, alquanto modesta, di una persona che è entrata nelle dinamiche dei giochi di ruolo LARP in punta di piedi e con non poca titubanza.
Premessa doverosa fatta, adesso procedo con il tema di oggi.
Intanto partirò con una premessa: il titolo di questa pagina è sbagliato.
E allora perchè l’ho scritto proprio così?
In realtà ho fatto la furba e ho cercato di attirare l’attenzione su una questione abbastanza spinosa, ovvero le due facce dei giocatori LARP: il giocatore di scheda e il giocatore d’interpretazione.
Già accennai questo argomento nell’articolo della creazione del personaggio che vi invito a recuperare, ma ho ritenuto opportuno dedicarmici in modo più specifico.
Come in tutte le cose, per esempio la religione o la politica, anche i “profili” dei giocatori LARP hanno due grossi estremi, quelli sopra citati.
Il giocatore di scheda, fomentatissimo con le sue discipline, skill, attributi e chi più ne ha più ne metta, conosce a menadito il manuale, sa tutte le combinazioni che può creare per raggiungere un potere x, progetta le sue spese di punti esperienza con precisione certosina, per avere una scheda performante ed eccellente.
Nei live questo esemplare si muove per sfondare i muri, abbattere i suoi avversari, entrare a gamba tesa dove può, tronfio della sua scheda e sicuro delle sue possibilità.
Le sue interazioni sono focalizzate su secondi fini e non ha paura di fartelo notare, tant’è che potresti avere difficoltà a distinguere tra il player e il personaggio che sta interpretando.
Diciamo che giocando con questi soggetti ti senti come un bancomat: il tipo si avvicina, fa la sua operazione di prelievo o quant’altro, ritira la sua tessera e se ne va.
Giocate che esulino dal mero “accordino politico” o “pianificazione” non esistono o, quantomeno, non interessano.
Dall’altro lato del ring, il giocatore d’interpretazione.
Questo individuo non sa un beneamato accidente di come funzioni la sua scheda o perlomeno lo sa ma in modo molto sommario; cura moltissimo l’aspetto del personaggio, il suo background, si focalizza sui dettagli che ne richiamino alcuni aspetti.
Come si muove nei live? Interpretando, ovviamente.
Giocare con questi personaggi è come avere a che fare con una persona “vera”, con spessore, profondità, segreti da nascondere, pregi e difetti, che puoi odiare o amare.
Ma badate bene, non dovete pensare che i giocatori d’interpretazione non ricerchino accordi politici o pianificazioni come i giocatori di scheda: in un gioco dove questi due sono elementi fondamentali, è impensabile che qualcuno se ne tiri fuori.
La differenza sta nella capacità di non farti percepire che si sta facendo un accordo, cioè di farti estraniare da te come player e calarti nei panni del tuo personaggio.
Sì, è un discorso complicato.
Diciamo che un giocatore di interpretazione ti fa pesare meno il fatto che si sta facendo un accordo politico, mediante la messa in scena del suo personaggio: questa cosa, oltre ad alleggerire la giocata che altrimenti potrebbe essere pesante, rende il tutto più fluido e vero.
Per questi personaggi non esiste solo il live, non esiste solo l’obbiettivo da raggiungere: c’è tutto un mondo da approfondire, costruire con interazioni sociali, creare alleanze significative, portare alla luce emozioni e viverle interpretandole al 70%.
Sì, perchè ricordiamoci che è, e rimane, un gioco.
Mentirei se dicessi di non aver incontrato giocatori di uno o dell’altro estremo.
Dove mi colloco io?
Interpretazione. Poi che non lo sappia fare è un altro discorso.
Ora, voi potrete dire che ci sono persone ferratissime sulla propria scheda e che interpretano magnificamente.
Vero. Avreste senza oltre ragionevole dubbio ragione.
Perchè quelli che ho descritto sono, per l’appunto, estremi. Due facce della stessa medaglia che dovrebbero coesistere nel giocatore medio di LARP.
Puoi essere un attore fantastico, con un personaggio con sfumature caratteriali e psicologiche a 360 gradi, ma se sei un Ventrue e devi usare il tuo potere di Dominazione e come pool hai 6, perchè non hai speso i punti esperienza in Intelligenza+Dominazione+Intimidire…
Ti classifichi come pippa al sugo. E ciaone al personaggio.
Quindi, siamo a un empasse.
Giocatore di scheda o giocatore d’interpretazione?
Scomodo un filosofo per rispondere, uno a caso:
Il mezzo è la cosa migliore. (Aristotele)
Ci dovrebbe essere, a mio avviso, una fusione di entrambe.
Non voglio dire che la scheda non sia importante, ma che in un gioco dove si interpreta, questa variabile non dovrebbe essere del tutto assente.
Chiaramente va anche detto che ognuno è libero di fare come vuole: come accennato sopra, questo non è un manuale d’istruzioni, ma semplici opinioni di una persona a caso.
Sicuramente in un giocatore di scheda sarebbe quantomeno apprezzabile che si riesca a distinguere tra lui e il suo pg, così come in quello d’interpretazione un impegno minimo nel curare la scheda.
E’ anche vero che ci sono un sacco di casi intermedi, tante sfaccettature che rendono un giocatore diverso da un altro: non è un tentativo di classificazione il mio, non a caso ho parlato di estremi.
Credo anche che ogni player possa imparare dagli altri, sia a conoscere le dinamiche di scheda, che ad affinare la propria interpretazione: l’apprendimento per imitazione dopotutto è uno dei più semplici e istintivi, tra animali e umani.
Poi, se qualcuno riesce ad eccellere in entrambi gli ambiti…chapeau.
Io sono ancora una pippa al sugo, anzi, mezza. E sono quattro anni che gioco…ma d’altro canto sono un’imbranata, no?
Sofia Starnai
Gruppo letterario Camarilla Italia
http://www.camarillaitalia.com