The Last Guardian: sarà valsa la pena aspettare così tanto?

The Last Guardian è, finalmente, sugli scaffali di tutti i negozi del mondo. L’ultima opera del Team Ico ha avuto un lungo, lunghissimo periodo di gestazione: basti pensare che il primo filmato in CGI del gioco uscì nel 2007. Sono passati quindi la bellezza di (quasi) dieci anni da quel fatidico primo filmato, e soltanto adesso abbiamo avuto il piacere di giocare alla versione completa del gioco (soltanto i possessori di Playstation 4, visto che The Last Guardian è esclusiva Sony). Ma, dopo tutto questo tempo, ne varrà ancora la pena?

Partiamo col dire che The Last Guardian è il terzo capitolo di una “saga” che ha avuto inizio con Ico ed è poi continuata in Shadow of the Colossus. Ho usato il termine “saga”, anche se non possiamo parlare di una saga vera e propria. Ogni capitolo, infatti, è narrativamente sconnesso dagli altri, ma fanno tutti parte dello stesso universo di gioco. The Last Guardian non fa eccezione, e può quindi essere giocato senza problemi anche da chi non ha avuto occasione di provare i precedenti due capitoli, entrambi usciti sulla Playstation 2 nei primi anni del 2000.

Dal punto di vista tecnico, il gioco si presenta…non così bene. Ha alcuni difettucci non di poco conto, come un pessimo uso della telecamera (che alle volte è semi-scriptata, causando notevole fastidio), un Trico che spesso e volentieri dà sui nervi a causa del suo totale disinteresse per gli ordini che gli avete impartito, e una fisica “ballerina”. Inoltre, il titolo presenta alcune scelte stilistiche che potrebbero far storcere il naso a molti di voi. Per fare un esempio, il giovane ragazzino di cui abbiamo il controllo tende, durante la sua corsa, a inciampare svariate volte sul terreno dissestato sul quale poggia i piedi; una scelta che serve per rendere il personaggio del bambino ancora più credibile, ma ciò significa che vi ritroverete a muovermi con estrema difficoltà, in una corsa che è un continuo di fermate, ripartenza, rallentamenti, e così via. Anche la telecamera parzialmente scriptata dà non pochi grattacapi dal punto di vista del gameplay. Sono tutte scelte che Fumito Ueda e il suo team hanno deciso di prendere per rendere la loro ultima fatica un vero e proprio capolavoro per gli occhi: lo dimostra la cura con cui è resa ogni singola piuma del piumaggio di Trico, nel quale ogni singola piuma si muove al vento come se fosse una singola entità fisica, o il riverbero dell’acqua sui personaggi, con un gioco di luci e ombre veramente invidiabile. Alcune di queste caratteristiche, però, rendono The Last Guardian un gioco “faticosamente” giocabile, e dovrete riuscire a immergervi completamente nel magico mondo creato dal Team Ico per passare oltre ad alcune di queste.

Dal punto di vista grafico, come ho già detto, è una gioia per gli occhi. Il mondo di gioco, specialmente in alcuni passaggi all’aria aperta, lascia a bocca aperta. Ma è nella realizzazione di Trico che il motore grafico mostra il meglio di sé: la creatura ha delle movenze, una mimica, uniche. In nessun altro videogioco un altro animale era mai stato realizzato così bene, con una qualità di dettaglio e un lavoro di animazione veramente sorprendente.

Riassumendo, The Last Guardian è un gioco che vi farà innamorare, se riuscirete a passar sopra ad alcune carenze tecniche abbastanza palesi e ad immergervi in un mondo magico. Se avete giocato, e amato, Ico e Shadow of the Colossus non potete lasciarvi scappare questa ultima perla di Fumito Ueda, ma per tutti coloro i quali non ne hanno avuto l’occasione, sappiate che, con The Last Guardian, andate incontro a un gioco completamente diverso dai canoni a cui sono abituati i videogiocatori moderni. The Last Guardian è un gioco che decide coscientemente di stupire e incantare dal punto di vista visivo, ma che mostra sensibilmente il fianco con alcune, importantissime meccaniche di gioco.