Il Pianto di Caino – Parte 5

La vicenda di Patrick Swann giunge al suo epilogo. Questo è l’ultimo capitolo… ma non necessariamente la fine della storia!
Qui troverete le risposte alle tante domande che hanno composto questo racconto… ma vi lascerò anche alcuni misteri in sospeso, perchè nel Mondo di Tenebra deve sempre rimanere qualcosa di inspiegabile.
E quindi… chi è davvero Andrea Rizzo? Cos’è successo davvero al Museo di York?
Cos’è il Pianto di Caino?
Se volete un riassunto delle vicende, potete trovarle qui.

Silenzio

Il braccio cade lungo il fianco. La mano si apre, incapace di afferrare per davvero quelle parole.
La pistola rovina a terra, segno di una resa troppo a lungo rimandata.
Allie mormora qualcosa, forse un “mi dispiace”, ma ormai non ha più importanza.
Patrick si trova dove lui lo ha voluto. Il vero ragno, al centro della vera tela.
Se ne avesse le forze, potrebbe perfino applaudirlo.

“Speravo avrebbe premuto quel grilletto, Mister Swann. Avrebbe ad entrambi reso più semplice ciò che ci aspetta.
Ma, stando così le cose… è vero. Ho dato alla signorina le informazioni, e gli strumenti, necessari affinchè lei riuscisse a giungere qui, in questa stanza, prima che il sole sorgesse”

Patrick Swann si volta, fissando nella propria memoria l’indifferente espressione di Andrea Rizzo. Ed in quegli occhi, freddi ed oscuri come una notte senza stelle, il giornalista riconosce un remoto sentimento.
Compassione?

“Non mi ha trascinato in questa follia per un articolo, vero?”

Andrea Rizzo volge lo sguardo, riportandolo sul piccolo, instancabile carillon. In una notte di orrori e di addii, l’unico punto di riferimento è stata la sua interminabile melodia.

“No. Ma non le ho mentito dicendole che avrei gradito che vedesse questo oggetto”

“Il Pianto di Caino”

Pronuncia quel nome ad alta voce, e non per la prima volta. Ma solo ora Patrick riconosce in esso un’emozione prima assente.
Compassione.

“Ah, conosce già il nome. Ma, proprio come per gli uomini, un nome non è nulla senza la storia che lo ha generato. Mi permetta di illuminarla a riguardo, sono certo che abbia molte domande.

Come tutti, lei conoscerà il mito biblico di Caino: il fratello maggiore assassinò il minore, invidioso del favore riconosciuto da Dio al sacrificio di Abele. Per questo peccato, Dio lo punì.
Ma in questa notte permettetemi di offrirvi una prospettiva… diversa.
Provate a immaginare questi due fratelli. Unici al mondo, figli del primo uomo e della prima donna. Cresciuti insieme, a dispetto delle sventure che Dio aveva inflitto loro con la cacciata dall’Eden. E quale fratello maggiore non prova affetto e dovere nei confronti del minore?
Caino non faceva eccezione, Mister Swann. Caino amava suo fratello.
Finchè non giunse il fatidico giorno: il Signore esigeva un sacrificio. E dove Abele, il pastore, portò le sue bestie migliori, Caino, l’agricoltore, portò i suoi frutti più belli.
Ma il Signore non gradì il dono di Caino e questi fu terrorizzato all’idea di contrariare il Dio che già li aveva cacciati dall’Eden.
Come biasimarlo.
Allora, in Caino maturò un’idea. Dio gli aveva chiesto ciò che aveva di maggior valore. L’agricoltore credeva di aver adempiuto al comandamento, ma non era così.
C’era una cosa a cui teneva più di ogni altra al mondo. Ed era Abele.
Abele non venne ucciso, Mister Swann. Abele venne sacrificato all’altare di Dio.
E nel farlo, Caino pianse. Un pianto così atroce ed inconsolabile che rimase impresso in modo indelebile su questo mondo. E non importa quanto tempo passerà.
Il Pianto di Caino continuerà a riecheggiare”

Ed il carillon continua a risuonare. Ogni nota ora è una lacrima, ogni verso una riga di sangue a macchiare le candide pietre dell’altare.
Ogni parola, una preghiera ed una maledizione a colui che suo padre gli aveva insegnato a chiamare Dio.

“Ma il mostro? I suoi volti?”

Andrea Rizzo sorride, ma non c’è alcun piacere nel suo volto. Solo una maschera, consumata dall’abitudine e dall’apatia.

“Vede, Dio non apprezzò neppure quel sacrificio. Anzi, per quel peccato lo maledisse.
Ma fu una maledizione molto particolare: non lo uccise, anzi. Come insegna la Bibbia, Dio ci teneva particolarmente a che Caino non morisse.
Chi lo ucciderà, subirà la vendetta sette volte.
Sa perché, Mister Swann?
Perché la morte sarebbe stata una scappatoia troppo facile.
Il Rimpianto, Mister Swann. E’ questo di cui canta il Pianto di Caino, ed è questo che richiama sempre a sé questo carillon. Caino sarebbe stato tormentato per l’eternità con i dolci ricordi di suo fratello, il suo amato fratello, consapevole che mai più avrebbe potuto rivederlo.
Quello che lei ha chiamato mostro, Mister Swann? Quel… ragno aberrante? E’ il Rimpianto di Caino.
E’ Abele.
Ed è la moglie della guardia del museo. E’ il bambino che una donna non ha mai avuto.
Nel suo caso, è Yulia Stukov.
Perché siamo tutti figli del primo assassino. E con lui condividiamo il fardello di una vita di rimpianti. Non ci uccideranno, ma ci faranno impazzire finchè non ci distruggeremo da soli.
Perché così ha voluto Dio, molto tempo fa”

Per tutta risposta, Patrick Swann scoppia a ridere. Una risata amara, folle.

“Lei è pazzo se crede che io…”

“Creda alle mie parole? No, non sono tanto ingenuo.
Ed è per questo che ho qui con me una persona a cui certo darà maggior credito.
La prego di voltarsi, Mister Swann”

Lentamente, Patrick si volta verso Allie. Eppure, Allie non c’è più.
Forse non c’è mai stata. O forse, tra le tante maledizioni di Caino, c’è anche quella di ostinarsi a sognare, e ricordare.
Perché al posto di Allie, c’è Yulia Stukov.

Eco

“No, non è possibile”

Perfino il Pianto di Caino rimane in sospeso per brevi, interminabili momenti. Esitando, Patrick si avvicina a Yulia, temendo in cuor suo che quell’apparizione sia il frutto di un incubo, che tutta quella notte sia solo l’ultimo scherzo dei tanti demoni che affollano la sua mente tormentata.

“Io l’ho vista morire con i miei occhi”

Una mano si posa sulla sua spalla, quella di Andrea Rizzo. E’ un gesto banale, scontato altrove. Ma lì, in quella stanza, Patrick accoglie quel contatto come il naufrago si aggrappa allo scoglio.
Ed alle parole che seguono, il giornalista decide di aggrapparsi con la stessa, disperata intensità.
Perché sa che, ovunque intorno a lui, gli abissi sono troppo oscuri e vasti per essere attraversati nella solitudine.

“Come le ho detto, neppure nella morte si può sfuggire all’ira di Dio. Se Caino dovrà vivere per sempre con il suo rimpianto, così dovrà essere immortale il suo tormento.
Indipendentemente dalla forma che questo assuma”

“Io… non capisco”

Solo ora Andrea Rizzo posa lo sguardo sulla ragazza, mentre il freddo degli occhi ed il gelo della voce iniziano a sciogliersi lentamente, rivelando la stanchezza di chi ha attraversato infinite notti, in attesa di un’alba promessa.

“Ancora una volta, Mister Swann, la morte è la chiave di volta alla sua domanda.
Lei è il più famoso giornalista di cronaca nera della città, forse di tutta Inghilterra. Osserva la morte da vicino, ma senza mai toccarla. Ne è affascinato, ma segretamente la odia.
Eppure, questo contrasto può da solo giustificare i tormenti della sua anima? Possono l’alcool e l’amore perduto risvegliare in un solo uomo così tanti demoni interiori?
No, Mister Swann. Non in una sola vita, almeno”

A quelle parole, il Pianto di Caino riprende a suonare. Ormai è un’eco lontana, una melodia che sembra arrivare da lontano, nello spazio ma soprattutto nel Tempo. Forse, le prime vere note del Pianto del fratello maledetto.
Ed in quel momento, l’orribile tarlo della verità inizia a scavare la sua strada al cuore di Patrick.

“A Wagram, nel 1809, il miglior medico da campo dell’epoca prestò servizio nell’armata di Napoleone Bonaparte. Lo stesso accadde un secolo prima, nella Guerra dei Trent’Anni. E prima ancora, in diverse epoche ed in diversi ruoli, ma sempre con lo stesso scopo.
Osservare la morte degli uomini, la propria miglior creazione”

“No, non è possibile”

“Ha ragione, è impossibile. Ma nondimeno, è la verità: non è la prima volta che io e lei ci incontriamo, né la prima volta che le ripeto questa storia, mister Swann.
O forse dovrei iniziare a chiamarti con il tuo vero nome, Caino”

“No!”

Patrick si raggomitola su sé stesso, in lacrime. Quasi neppure più un uomo, tale è la sua miseria dinanzi all’ineluttabile verità.
Certe cose non cambiano mai.

“Tu non puoi morire, nemmeno se lo volessi. Ma sei stanco, e chi non lo sarebbe dopo secoli trascorsi a soffrire? Hai provato a ricostruirti una vita: un nuovo nome, un lavoro e perfino una donna da amare. Con tale disperazione hai voluto vivere, che ti sei dimenticato di essere condannato a sopravvivere. Ma presto, la tua maledizione è tornata a colpirti, e questa ragazza ti è stata tolta.
E’ una storia che si ripete dalla notte dei tempi, ma come si dice: l’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
E tu, il primo assassino, non riesci a rimanere a lungo lontano dalla morte. Forse, anche questa è una maledizione, e se lo è di certo è la peggiore.
Ma non puoi lottare, né puoi fuggire. Questo è il tuo Pianto, Caino, e non avrà mai fine”

Con un ultimo gesto di pietà, Andrea Rizzo solleva da terra l’uomo in lacrime e, senza aggiungere nulla, gli allunga il carillon.
Caino lo prende a sé, riconoscendolo non appena lo tocca. E’ tagliente, come la pietra che venne calata sul volto dell’amato fratello. E’ caldo, come il sangue che vide scorrere tra le sue mani.
E’ pesante, come lo sguardo di Dio fisso su di lui.

“Ti direi addio, Caino, ma non è una parola che può essere scritta nella tua storia. In una notte come questa, come innumerevoli altre, noi ci rivedremo”

“Aspetta”

Andrea Rizzo interrompe il suo passo, ormai prossimo all’uscita dalla stanza. Si volta, e solo ora il suo sguardo non incrocia più quello di Patrick Swann, tormentato giornalista di cronaca nera, ma quello di Caino, il primo assassino.

“Ora ricordo tutto… e ogni volta che ci siamo incontrati, non mi hai mai detto il tuo nome.
Chi sei tu?”

L’uomo sorride, un sorriso bellissimo, per poi rivolgergli un elegante inchino ed uscire dalla stanza, immergendosi nelle tenebre.

Fine

Luca Tirelli
Gruppo letterario Camarilla Italia